E’ un immobile a servizio di un’azienda agricola, in massima parte utilizzato come deposito mezzi agricoli e in minima parte adibito ad ufficio, collegato alla stessa attività. Il contesto in cui si trova non è in aperta campagna ma al limite dell’area urbana del paese, pertanto la veste architettonica non doveva essere solo funzionale ma anche gradevole.

Nella progettazione si è tenuto in massima considerazione un vincolo paesaggistico imposto dal Piano Regolatore Generale Comunale, che ha determinato fortemente la scelta dei materiali, la pendenza delle falde della copertura e la stessa forma del fabbricato.

Da questa esperienza ho raccolto che dai vincoli non nascono solo “paletti” ma anche aspetti positivi, che portano effetti migliorativi. La scelta di una tecnologia costruttiva di tipo tradizionale e non prefabbricata è tra queste forse la più significativa. Ciò ha permesso, oltre che di rispettare l’abaco degli elementi architettonici, anche di creare una soluzione non standardizzata. Non si tratta di un semplice “capannone” ma di qualcosa di più qualificato.

Nascono proprio da qui i grandi montanti in calcestruzzo con andamento inclinato. Da terra slanciano il corpo di fabbrica, altrimenti appesantito, dando origine a un motivo ricorrente ma sopratutto a una tettoia di ricovero funzionale.

Tutte le scelte impiantistiche hanno favorito il risparmio energetico e l’autoproduzione di energia. Il fabbricato è a emissioni 0. Il parco fotovoltaico in copertura alimenta la pompa di calore, che riscalda e raffresca l’ufficio, sostiene l’impianto di illuminazione, tutti i terminali e le macchine per la manutenzione dei mezzi agricoli.

Il rispetto per l’ambiente parte dall’iniziativa individuale, tradotta di gesti quotidiani che portano a un benessere comune.