Si tratta della prima centrale di betonaggio della regione, realizzata al coperto. Un progetto tecnologico molto ambizioso, che oltre ad ottimizzare la produzione con impianti sofisticati, vuole cercare di essere meno impattante possibile dal punto di vista ambientale.
Nel momento in cui si pensa a una centrale di betonaggio le immagini volano verso “non luoghi”, situati in ambienti dimenticati, più frequentemente vicino a strade di grande traffico. Gli impianti sono completamente a vista, dove troneggiano montagne di inerti, silos, clochee e nastri inclinati, dove le autobetoniere come api operaie riempiono le loro botti.
Si dice “sostenibile” un progresso quando è possibile conciliare le attuali esigenze senza compromettere quelle delle future generazioni. Queste esigenze riguardano la disponibilità delle risorse naturali ed energetiche non rinnovabili e la protezione dell’ambiente dall’inquinamento atmosferico e dal degrado paesaggistico.
In questo caso si è cercato di perseguire questo obiettivo ubicando il manufatto in posizione strategica tale che fosse nelle immediate vicinanze delle cave del Tagliamento, riducendo quindi la filiera. Il meccanismo di produzione e impasto ha un sistema di riutilizzo dell’acqua di lavaggio, che permette la decantazione, la depurazione e il riciclo all’interno del processo produttivo. Il grado di impatto paesaggistico è ridotto al minimo tramite l’inserimento di tutto il sistema di dosaggio all’interno dell’immobile. La collina naturale che viene utilizzata dalle autobetoniere per risalire la china, fino al livello di scarico delle clochee, si è trasformata in un prato verde che avvolge il tronfio parallelepipedo della centrale. Rumori e polvere sono praticamente assenti.
Si tratta della prima centrale di betonaggio della regione, realizzata al coperto. Un progetto tecnologico molto ambizioso, che oltre ad ottimizzare la produzione con impianti sofisticati, vuole cercare di essere meno impattante possibile dal punto di vista ambientale.
Nel momento in cui si pensa a una centrale di betonaggio le immagini volano verso “non luoghi”, situati in ambienti dimenticati, più frequentemente vicino a strade di grande traffico. Gli impianti sono completamente a vista, dove troneggiano montagne di inerti, silos, clochee e nastri inclinati, dove le autobetoniere come api operaie riempiono le loro botti.
Si dice “sostenibile” un progresso quando è possibile conciliare le attuali esigenze senza compromettere quelle delle future generazioni. Queste esigenze riguardano la disponibilità delle risorse naturali ed energetiche non rinnovabili e la protezione dell’ambiente dall’inquinamento atmosferico e dal degrado paesaggistico.
In questo caso si è cercato di perseguire questo obiettivo ubicando il manufatto in posizione strategica tale che fosse nelle immediate vicinanze delle cave del Tagliamento, riducendo quindi la filiera. Il meccanismo di produzione e impasto ha un sistema di riutilizzo dell’acqua di lavaggio, che permette la decantazione, la depurazione e il riciclo all’interno del processo produttivo. Il grado di impatto paesaggistico è ridotto al minimo tramite l’inserimento di tutto il sistema di dosaggio all’interno dell’immobile. La collina naturale che viene utilizzata dalle autobetoniere per risalire la china, fino al livello di scarico delle clochee, si è trasformata in un prato verde che avvolge il tronfio parallelepipedo della centrale. Rumori e polvere sono praticamente assenti.